E’ nei Sonnets(Sonetti),tuttavia,che la poesia di Shakespeare raggiunge il suo più alto compimento.Pubblicati nel 1609 per opera di Thomas Thorpe,i sonnets non portano nè la firma nè la dedica di Shakespeare.Per la mancanza di una revisione autorizzata dall’autore sono sorti molti dubbi sull’ordine della sequenza,ma un certo numero di prove interne ed esterne fa pensare che nel complesso la versione di Thorpe sia corretta.
Dei 154 sonetti,i primi 126 sono dedicati a un fair youth(“bel giovane”),i rimanenti fino al sonetto 152 sono invece dedicati a una dark lady(“donna bruna”),gli ultimi due hanno per argomento Cupido.All’interno del contesto socioculturale nel quale nacque la moda sonettistica in Inghilterra,i Sonnets si distinguono per vari motivi:per la maggior parte essi non sono rivolti,come si vede,a una donna,ma a un uomo;in secondo luogo,laddove essi si rivolgono a una donna essa ha fattezze tutt’altro che angelicate ma è decisamente black(“nera”)e infernale.Inoltre nè l’uno nè l’altra hanno un nome.Ma non si esauriscono qui le innovazioni del canzoniere shakespeariano.I primi diciassette sonetti non corteggiano il fair youth,come sarebbe convenzione,ma lo invitano a sposarsi e procreare.Non sono solo formali e occasionali questi primi sonetti,com’è stato scritto,perchè il tema della procreazione percorre tutta l’opera di Shakespeare:”Il mondo deve essere popolato” dice Benedick in Much Ado About Nothing. La sterilità è per Shakespeare il male peggiore:che sia quella naturale o quella artificiale.Nel canzoniere il tema della progenie come mezzo per superare il breve corso temporale della vita individuale è presto sostituito dal tema dell’arte.Inavvertitamente, e con straordinaria felicità linguistica, l’arte che sopravvive alla morte sembra innescarsi “naturalmente” nel tema della “grande natura creatrice”. L’immagine del bel giovane può tanto ripetersi nel volto del figlio generato dalla natura quanto nella “rima possente” creata dal poeta capace di assicurare una memoria più duratura dei “monumenti dorati”(come dice il celebre sonetto 55).Come a voler indicare che l’arte non si oppone alla natura,ma ne fa parte e la supera. Da questo momento il poeta entra in lotta con lo sluttish(“lurido”) “tempo divoratore” della giovane bellezza dell’amico.Di qui i numerosi “ritratti” che il poeta traccia in competizione con la natura. Dentro il grande tema del tempo e dell’arte il canzoniere si dipana modulando le molte note di una storia d’amore:l’impotenza delle parole a raggiungere la bellezza viva dell’amico,la vecchiaia e la morte del poeta(71-74),il probabile tradimento con la dark lady,la paura dell’abbandono,la lontanabza,le colpe del giovane,e i grandi temi come il potere(94), il sesso(129), l’ipocrisia sociale(121), l’anima(146). L’apparizione di un poeta rivale nei sonetti 76-86(sulla cui identità la maggior parte dei critici ha optato per Marlowe o George Chapman) diventa un pretesto per l’elaborazione di un tema tanto caro a Shakespeare da costituire una nervatura costante della sua opera:l’opposizione tra arte e artificio,tra vero e falso.Piuttosto che afulare e fingere,il poeta preferisce rimanere muto.
Tutt’altro che platonica e trascendentale è invece la donna bruna a cui sono dedicati i sonetti 127-52:lasciva,traditrice,incostante,la donna di Shakespeare è insieme il paradiso e l’inferno dei sensi,e l’amore del poeta per lei,lungi dall’essere costante e immenso,è una febbre,un desiderio estremo,una malattia che l0 rende “pazzo frenetico” e di cui vorrebbe sbarazzarsi.Desiderio folle e mortale,la lussuria è un male tuttavia inevitabile e,al contrario del suo amore per il giovane uomo,accomuna tutti gli esseri umani nel bene e nel male.I sonetti dedicati alla donna bruna cambiano bruscamente non solo il colore del canzoniere,che da fair,che significa sia bello che biondo diventa black(nero) ma anche la lingua che da platonica e ideale diventa aggressiva ,concreta, materiale:come se quel “nero” il colore del diavolo e dell’inferno, avesse il compito di rappresentare una irraggiungibile verità conficcata nell’intimità della materia.
Unico tra i sonettisti elisabettiani,Shakespeare sfrutta al loro estremo tutte le rigidissime convenzioni del sonetto,per ribaltarle trasformandole in un nuovo impegnativo linguaggio meditativo con il quale dà voce a un’interiorità ricca e sfuggente.Per esempio,pur mantenendo la forma inglese ereditata da Surrey di tre quartine e di un distico finale,quasi tutti i sonetti presentano una struttura logico-argomentativa che li divide in un ottava,dove è svolta la prima parte dell’argomento,e una quartina, che introduce un ragionamento oppositivo, riprendendo così sul piano semantico la primitiva forma petrarchesca.Il distico finale raccoglie uasi sempre i significati contrastanti presentati nelle prime due parti, riconciliandosi o mostrandone,il più delle volte,l’inconciliabilità. Qui,come nel resto della sua opera,Shakespeare fa uso di ogni tipo di linguaggio e si calcola che il numero di vocaboli usati da Shakespeare superi i venticinquemila moltissimi dei quali sono neologismi rimasti nel vocabolario della lingua inglese.
Qui di seguito voglio riportare tre dei sonetti di Shakespeare con la relativa traduzione in modo da far comprendere quanto è bella la sua poesia.
SONETTO 18 “Shall I compare thee to a summer’s day”
Shall I compare thee to a summer’s day?
You are more lovely and more delightful:
Rough winds shake the much loved buds of May
And summer is far too short:
At times the sun is too hot,
Or often goes behind the clouds;
And everything that is beautiful will lose its beauty
By chance or by nature’s planned out course;
But your youth shall not fade,
Nor lose the beauty that you possess;
Nor will death claim you for his own,
Because in my eternal verse you will live forever:
So long as there are people on this earth,
So long will this poem live on, giving you immortality.
Devo paragonarti a un giorno d’estate?
Tu sei più bello e più temperato.
Tempestosi venti scuotono i cari boccioli di Maggio
E la durata dell’estate ha una scadenza troppo breve
Talvolta troppo caldo l’occhio del cielo splende
E spesso il suo aspetto dorato è oscurato
E ogni bellezza dalla bellezza presto o tardi declina
Dal caso o dal mutevole corso della Natura privata di ornamenti
Ma la tua eterna estate non appassirà
Nè perderà possesso di quella bellezza di cui sei in debito
nè si vanterà la morte che tu vaghi nella sua ombra
Quando in versi eterni nel tempo tu crescerai
Finchè gli uomini potrenno respirare o gli occhi vedere
Tanto vivrà questa poesia, e questa darà vita a te.
In questo sublime sonetto Shakespeare canta l’amore e crea una riflessione eterna sulla poesia ed la violenza di questa poesia che ha la capacià di eternizzare:il ragazzo morirà ma resterà eterno per mezzo della poesia.
SONETTO 130:My mistress’ eyes are nothing like the sun
My mistress’ eyes are nothing like the sun;
Coral is far more red than her lips’ red:
If snow be white, why then her breasts are dun;
If hairs be wires, black wires grow on her head.
I have seen roses damask’d, red and white,
But no such roses see I in her cheeks;
And in some perfumes is there more delight
Than in the breath that from my mistress reeks.
I love to hear her speak, yet well I know
That music hath a far more pleasing sound.
I grant I never saw a goddess go:
My mistress, when she walks, treads on the ground.
And yet, by heaven, I think my love as rare
As any she belied with false compare.
Gli occhi della mia amata non sono nulla in confronto al sole;
Il corallo è molto più rosso del rosso delle sue labbra;
Se la neve è bianca, allora perché i suoi seni sono grigi? ;
Se i capelli devono essere fili d’oro, allora devo dire che sulla sua testa crescono fili neri.
Ho visto rose variegate, rosse e bianche, Ma non ho visto nessuna rosa sulle sue guance;
E in certi profumi c’è più delizia,
che nell’alito che la mia donna emana.
Amo sentirla parlare, tuttavia so bene
che la musica ha un suono molto più gradito;
Ammetto di non aver mai visto il camminare di una dea:
la mia amata, quando cammina, non ha grazia.
E malgrado tutto ciò, il mio amore è cosi raro
quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni.
Di solito le donne venivano paragonate a delle dee,a angeli con i capelli biondi,gli occhi marroni,le guancie e le labbra rosse e la voce e l’andamento elegante,mentre qui Shakespeare dedica la poesia a una dark lady:i suoi occhi non si paragonano al sole,le sue labbra non sono rosse come il corallo,la sua pelle non è bianca ma scura,non ha le guancie rosate,non ha un fiato gradevole,non ha una voce piacevole e non cammina come una dea ma “calca la terra dove cammina”.Questo sonetto sembra quasi una caricatura di una donna,una ridicolizzazione ma all’ultimo verso Shakespeare ci avvisa che l’amore per questa donna va oltre ai paragoni che ha fatto e che non c’è certezza che i paragoni siano dedicati a lei.
SONETTO 94:They that have power to hurt and will do none
They that have power to hurt and will do none,
That do not do the thing they most do show,
Who, moving others, are themselves as stone,
Unmoved, cold, and to temptation slow,
They rightly do inherit heaven’s graces
And husband nature’s riches from expense;
They are the lords and owners of their faces,
Others but stewards of their excellence.
The summer’s flower is to the summer sweet,
Though to itself it only live and die,
But if that flower with base infection meet,
The basest weed outbraves his dignity:
For sweetest things turn sourest by their deeds;
Lilies that fester smell far worse than weeds.
Coloro che hanno il potere di ferire e non fanno nulla,
coloro che non fanno ciò per cui a tutti sembrano nati,
coloro che turbano gli altri, restando loro di pietra
freddi, immobili e totalmente insensibili,
essi giustamente erediteranno le grazie del cielo,
e non sprecano le ricchezze della natura.
Essi sono padroni delle loro espressioni,
gli altri non sono altro che servitori della loro magnificenza.
Il fiore estivo è caro all’estate
sebbene per se stesso esso viva e muoia,
ma se quel fiore viene contaminato da una malattia,
la più vile erbaccia supera il suo valore
poiche le cose più dolci diventanopiù aspre a causa delle loro azioni
e i gigli marciscono più velocemente delle erbaccie.
E’ stato considerato il sonetto più emblematico e misterioso di Shakespeare e in passato era un modello sull’osservazione umana,perchè dà delle informazioni sulla reazione della psicologia umana. Non c’è alcun riferimento a chi viene dedicato e si suppone che venga scritto come risposta ai sonetti che vanno dal 90 al 93,perchè percepisce che il suo amore si sta allontanando e quindi scrive il sonetto dove vengono espressi i motivi per cui il fair youth lo lascerà.I concetti chiave di questo sonetto sono sempre i grandi temi trattati nelle altre opere da Shakespeare come per esempio il fatto che i nobili,i potenti,potevano reagire e fare qualcosa però non lo facevano e sono tutti consigli che cerca di dare al fair youth sulla vita e su come affrontare le cose.
Credo che questi tre sonetti diano una chiara idea della poesia di Shakespeare e consiglio a tutti di leggere i sonetti dell’autore perchè sono veramente sublimi.