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La fortuna letteraria

shakeFino al Settecento la critica considerò Shakespeare un autore geniale ma poco raffinato. Secondo alcuni, le opere tradizionalmente attribuitegli erano state scritte da un intellettuale che poteva vantare un’educazione superiore a quella che avrebbe potuto avere il figlio di un mercante di provincia. Furono fatti i nomi di Francesco Bacone, filosofo e uomo politico, del conte di Southampton, mecenate di Shakespeare, e del drammaturgo Christopher Marlowe, che non sarebbe stato ucciso nel corso di una rissa in una taverna, ma sarebbe riuscito a rifugiarsi in un paese europeo e lì avrebbe continuato a scrivere. Altri critici invece, fra i quali Ben Jonson, intravidero in Shakespeare la grandezza del genio, un autore che “non fu di un’epoca, ma di ogni tempo”.

Il merito di aver riconosciuto la grandezza di Shakespeare va al Settecento, secolo in cui numerosissimi critici, letterati, biografi cominciarono a raccogliere materiale critico e filologico sulla sua opera. I critici (Schlegel e Coleridge tra i primi) intuirono come la grandezza di Shakespeare fosse da cogliere proprio nella totalità di ciascuna opera, e apprezzarono la forza creativa dell’autore nell’apparente sregolatezza. Nell’Ottocento, oltre agli studi, anche le rappresentazioni shakespeariane si moltiplicarono, mirando all’esattezza archeologica e alla ricchezza della scenografia che, secondo la parabola della messinscena moderna, si è poi sempre più attenuata in favore dei valori del testo.E’ da notare che Shakespeare è uno di quegli autori così profondamente radicati nella cultura del proprio paese da divenire spontaneamente banco di prova per interpretazioni nuove e ardite, terreno privilegiato di sperimentazione.

In Italia, oltre a suscitare l’interesse di Vittorio Alfieri e Vincenzo Monti, fu oggetto di profonda ammirazione da parte di Ugo Foscolo e di Alessandro Manzoni. Anche Giuseppe Verdi contribuì alla fortuna di Shakespeare in Italia con le sue versioni in musica di Macbeth (1847), Otello (1887) e Falstaff (1893).

L’opera shakespeariana influenzò non soltanto i drammaturghi delle generazioni immediatamente successive, come John Webster, Philip Massinger e John Ford, ma anche quelli della Restaurazione, in particolare John Dryden, William Congreve e Thomas Otway.

I sonetti

E’ nei Sonnets(Sonetti),tuttavia,che la poesia di Shakespeare raggiunge il suo più alto compimento.Pubblicati nel 1609 per opera di Thomas thomas torpeThorpe,i sonnets non portano nè la firma nè la dedica di Shakespeare.Per la mancanza di una revisione autorizzata dall’autore sono sorti molti dubbi sull’ordine della sequenza,ma un certo numero di prove interne ed esterne fa pensare che nel complesso la versione di Thorpe sia corretta.

Dei 154 sonetti,i primi 126 sono dedicati a un fair youth(“bel giovane”),i rimanenti fino al sonetto 152 sono invece dedicati a una dark lady(“donna bruna”),gli ultimi due hanno per argomento Cupido.All’interno del contesto socioculturale nel quale nacque la moda sonettistica in Inghilterra,i Sonnets si distinguono per vari motivi:per la maggior parte essi non sono rivolti,come si vede,a una donna,ma a un uomo;in secondo luogo,laddove essi si rivolgono a una donna essa ha fattezze tutt’altro che angelicate ma è decisamente black(“nera”)e infernale.Inoltre nè l’uno nè l’altra hanno un nome.Ma non si esauriscono qui le innovazioni del canzoniere shakespeariano.I primi diciassette sonetti non corteggiano il fair youth,come sarebbe convenzione,ma lo invitano a sposarsi e procreare.Non sono solo formali e occasionali questi primi sonetti,com’è stato scritto,perchè il tema della procreazione percorre tutta l’opera di Shakespeare:”Il mondo deve essere popolato” dice Benedick in Much Ado About Nothing. La sterilità è per Shakespeare il male peggiore:che sia quella naturale o quella artificiale.Nel canzoniere il tema della progenie come mezzo per superare il breve corso temporale della vita individuale è presto sostituito dal tema dell’arte.Inavvertitamente, e con straordinaria felicità linguistica, l’arte che sopravvive alla morte sembra innescarsi “naturalmente” nel tema della “grande natura creatrice”. L’immagine del bel giovane può tanto ripetersi nel volto del figlio generato dalla natura quanto nella “rima possente” creata dal poeta capace di assicurare una memoria più duratura dei “monumenti dorati”(come dice il celebre sonetto 55).Come a voler indicare che l’arte non si oppone alla natura,ma ne fa parte e la supera. Da questo momento il poeta entra in lotta con lo sluttish(“lurido”) “tempo divoratore” della giovane bellezza dell’amico.Di qui i numerosi “ritratti” che il poeta traccia in competizione con la natura. Dentro il grande tema del tempo e dell’arte il canzoniere si dipana modulando le molte note di una storia d’amore:l’impotenza delle parole a raggiungere la bellezza viva dell’amico,la vecchiaia e la morte del poeta(71-74),il probabile tradimento con la dark lady,la paura dell’abbandono,la lontanabza,le colpe del giovane,e i grandi temi come il potere(94), il sesso(129), l’ipocrisia sociale(121), l’anima(146). L’apparizione di un poeta rivale nei sonetti 76-86(sulla cui identità la maggior parte dei critici ha optato per Marlowe o George Chapman) diventa un pretesto per l’elaborazione di un tema tanto caro a Shakespeare da costituire una nervatura costante della sua opera:l’opposizione tra arte e artificio,tra vero e falso.Piuttosto che afulare e fingere,il poeta preferisce rimanere muto.

Tutt’altro che platonica e trascendentale è invece la donna bruna a cui sono dedicati i sonetti 127-52:lasciva,traditrice,incostante,la donna di Shakespeare è insieme il paradiso e l’inferno dei sensi,e l’amore del poeta per lei,lungi dall’essere costante e immenso,è una febbre,un desiderio estremo,una malattia che l0 rende “pazzo frenetico” e di cui vorrebbe sbarazzarsi.Desiderio folle e mortale,la lussuria è un male tuttavia inevitabile e,al contrario del suo amore per il giovane uomo,accomuna tutti gli esseri umani nel bene e nel male.I sonetti dedicati alla donna bruna cambiano bruscamente non solo il colore del canzoniere,che da fair,che significa sia bello che biondo diventa black(nero) ma anche la lingua che da platonica e ideale diventa aggressiva ,concreta, materiale:come se quel “nero” il colore del diavolo e dell’inferno, avesse il compito di rappresentare una irraggiungibile verità conficcata nell’intimità della materia.

sonetts

Unico tra i sonettisti elisabettiani,Shakespeare sfrutta al loro estremo tutte le rigidissime convenzioni del sonetto,per ribaltarle trasformandole in un nuovo impegnativo linguaggio meditativo con il quale dà voce a un’interiorità ricca e sfuggente.Per esempio,pur mantenendo la forma inglese ereditata da Surrey di tre quartine e di un distico finale,quasi tutti i sonetti presentano una struttura logico-argomentativa che li divide in un ottava,dove è svolta la prima parte dell’argomento,e una quartina, che introduce un ragionamento oppositivo, riprendendo così sul piano semantico la primitiva forma petrarchesca.Il distico finale raccoglie uasi sempre i significati contrastanti presentati nelle prime due parti, riconciliandosi o mostrandone,il più delle volte,l’inconciliabilità. Qui,come nel resto della sua opera,Shakespeare fa uso di ogni tipo di linguaggio e si calcola che il numero di vocaboli usati da Shakespeare superi i venticinquemila moltissimi dei quali sono neologismi rimasti nel vocabolario della lingua inglese.

Qui di seguito voglio riportare tre dei sonetti di Shakespeare con la relativa traduzione in modo da far comprendere quanto è bella la sua poesia.

SONETTO 18 “Shall I compare thee to a summer’s day”

Shall I compare thee to a summer’s day?
You are more lovely and more delightful:
Rough winds shake the much loved buds of May
And summer is far too short:
At times the sun is too hot,
Or often goes behind the clouds;
And everything that is beautiful will lose its beauty
By chance or by nature’s planned out course;
But your youth shall not fade,
Nor lose the beauty that you possess;
Nor will death claim you for his own,
Because in my eternal verse you will live forever:
So long as there are people on this earth,
So long will this poem live on, giving you immortality.

Devo paragonarti a un giorno d’estate?
Tu sei più bello e più temperato.
Tempestosi venti scuotono i cari boccioli di Maggio
E la durata dell’estate ha una scadenza troppo breve
Talvolta troppo caldo l’occhio del cielo splende
E spesso il suo aspetto dorato è oscurato
E ogni bellezza dalla bellezza presto o tardi declina
Dal caso o dal mutevole corso della Natura privata di ornamenti
Ma la tua eterna estate non appassirà
Nè perderà possesso di quella bellezza di cui sei in debito
nè si vanterà la morte che tu vaghi nella sua ombra
Quando in versi eterni nel tempo tu crescerai
Finchè gli uomini potrenno respirare o gli occhi vedere
Tanto vivrà questa poesia, e questa darà vita a te.

In questo sublime sonetto Shakespeare canta l’amore e crea una riflessione eterna sulla poesia ed la violenza di questa poesia che ha la capacià di eternizzare:il ragazzo morirà ma resterà eterno per mezzo della poesia.

SONETTO 130:My mistress’ eyes are nothing like the sun

My mistress’ eyes are nothing like the sun;
Coral is far more red than her lips’ red:
If snow be white, why then her breasts are dun;
If hairs be wires, black wires grow on her head.
I have seen roses damask’d, red and white,
But no such roses see I in her cheeks;
And in some perfumes is there more delight
Than in the breath that from my mistress reeks.
I love to hear her speak, yet well I know
That music hath a far more pleasing sound.
I grant I never saw a goddess go:
My mistress, when she walks, treads on the ground.
And yet, by heaven, I think my love as rare
As any she belied with false compare.

Gli occhi della mia amata non sono nulla in confronto al sole;
Il corallo è molto più rosso del rosso delle sue labbra;
Se la neve è bianca, allora perché i suoi seni sono grigi? ;
Se i capelli devono essere fili d’oro, allora devo dire che sulla sua testa crescono fili neri.
Ho visto rose variegate, rosse e bianche, Ma non ho visto nessuna rosa sulle sue guance;
E in certi profumi c’è più delizia,
che nell’alito che la mia donna emana.
Amo sentirla parlare, tuttavia so bene
che la musica ha un suono molto più gradito;
Ammetto di non aver mai visto il camminare di una dea:
la mia amata, quando cammina, non ha grazia.
E malgrado tutto ciò, il mio amore è cosi raro
quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni.

Di solito le donne venivano paragonate a delle dee,a angeli con i capelli biondi,gli occhi marroni,le guancie e le labbra rosse e la voce e l’andamento elegante,mentre qui Shakespeare dedica la poesia a una dark lady:i suoi occhi non si paragonano al sole,le sue labbra non sono rosse come il corallo,la sua pelle non è bianca ma scura,non ha le guancie rosate,non ha un fiato gradevole,non ha una voce piacevole e non cammina come una dea ma “calca la terra dove cammina”.Questo sonetto sembra quasi una caricatura di una donna,una ridicolizzazione ma all’ultimo verso Shakespeare ci avvisa che l’amore per questa donna va oltre ai paragoni che ha fatto e che non c’è certezza che i paragoni siano dedicati a lei.

SONETTO 94:They that have power to hurt and will do none

They that have power to hurt and will do none,
That do not do the thing they most do show,
Who, moving others, are themselves as stone,
Unmoved, cold, and to temptation slow,
They rightly do inherit heaven’s graces
And husband nature’s riches from expense;
They are the lords and owners of their faces,
Others but stewards of their excellence.
The summer’s flower is to the summer sweet,
Though to itself it only live and die,
But if that flower with base infection meet,
The basest weed outbraves his dignity:
For sweetest things turn sourest by their deeds;
Lilies that fester smell far worse than weeds.

Coloro che hanno il potere di ferire e non fanno nulla,
coloro che non fanno ciò per cui a tutti sembrano nati,
coloro che turbano gli altri, restando loro di pietra
freddi, immobili e totalmente insensibili,
essi giustamente erediteranno le grazie del cielo,
e non sprecano le ricchezze della natura.
Essi sono padroni delle loro espressioni,
gli altri non sono altro che servitori della loro magnificenza.
Il fiore estivo è caro all’estate
sebbene per se stesso esso viva e muoia,
ma se quel fiore viene contaminato da una malattia,
la più vile erbaccia supera il suo valore
poiche le cose più dolci diventanopiù aspre a causa delle loro azioni
e i gigli marciscono più velocemente delle erbaccie.

E’ stato considerato il sonetto più emblematico e misterioso di Shakespeare e in passato era un modello sull’osservazione umana,perchè dà delle informazioni sulla reazione della psicologia umana. Non c’è alcun riferimento a chi viene dedicato e si suppone che venga scritto come risposta ai sonetti che vanno dal 90 al 93,perchè percepisce che il suo amore si sta allontanando e quindi scrive il sonetto dove vengono espressi i motivi per cui il fair youth lo lascerà.I concetti chiave di questo sonetto sono sempre i grandi temi trattati nelle altre opere da Shakespeare come per esempio il fatto che i nobili,i potenti,potevano reagire e fare qualcosa però non lo facevano e sono tutti consigli che cerca di dare al fair youth sulla vita e su come affrontare le cose.

Credo che questi tre sonetti diano una chiara idea della poesia di Shakespeare e consiglio a tutti di leggere i sonetti dell’autore perchè sono veramente sublimi.

I romances

Dal 1607 Shakespeare sembra imboccare radicalmente una nuova strada. I cosidetti romances(chiamati generalmente ultimi drammi)ritornano,se così si può dire,alle tematiche delle commedie degli anni Novanta,ma l’asse dell’interesse si sposta dai figli ai genitori,e più specificamente ai padri.

Pericles(Pericle,1608),The Winter’s Tale(Il racconto d’inverno,1611), Cymbeline(Cimbelino,1610-11), The Tempest(La Tempesta, 1611) hanno in comune l’impianto fiabesco,un’ambientazione fantastica,un rapporto turbato tra padri e figli risolto grazie alla magia.L’esito delle storie è sempre felice,ma più delle commedie i romances hanno una decisa colorazione politica,mentre lo scontro tra le generzioni che nelle tragedie non risparmia le innovazioni dei figli è il frutto di una più complessa riflessione sul passaggio della storia.In queste opere dominavano le figure femminili,secondarie negli history plays mentre qui sono la chiave per capire il dramma stesso.Infatti queste donne hanno nomi simbolici:

  • In Pericle la protagonista è Marina,nata dal mare,perchè è un racconto marino;
  • In Racconto d’Inverno la protagonista è Perdita perchè è una bambina persa e ritrovata dopo 15 anni;
  • In La tempesta la protagonista è Miranda dal latino colei che vuole essere ammirata.

E si è notato che tutte queste donne sono agenti di nascita e di rigenerazione:grazie a loro qualcosa che si era perso per sempre ritorna ad essere.La struttura tipica di questi drammi è che si crede che la donna sia morta ma in realtà poi si capisce che è viva e questo fa si che si possano chiamare drammi di resurrezione.

Pericles narra la storia di Pericle, re di Tiro, che, dopo aver conquistato la moglie sottoponendosi a tornei e prove, la perde in un naufragio. Qualche anno dopo, stessa sorte tocca all’amata figlia. Inizia così il peregrinare del Re, che attraversa il mondo come penitente, sconfitto dal dolore per aver perduto le sue gioie. Nel suo vagare egli vuole perdersi e tornare, ritrovarsi e ricrearsi, diventare “un viandante dell’anima”, come lo ha definito il regista Latella.
Commossi dal bisogno di Pericle di comunicare con qualcuno che lo ascolti davvero essendo affine d’animo, gli Dei decidono di far ritrovare miracolosamente al re greco entrambe le donne, concedendogli così una seconda possibilità di vita, una rinascita dalle ceneri dell’uomo che era prima e che il viaggio ha, nel frattempo, modificato.

Il Racconto di Inverno narra di Leonte re di Sicilia che ha sposato Ermione.Leonte riceve la visita di Polisenne,re di Boemia e vecchio amico di infanzia ma in Leonte si insinua la gelosia e il dubbio e crede ch il figlio che sta per dargli la sua Ermione sia di Polisenne. Allora ordina a Camillo, un suo cortigiano di avvelenare Polisenne ma Camillo lo avverte e fugge con lui in Boemia.Allora Leonte geloso e deluso processa Ermione per adulterio e per placare i cortigiani indignati invia a chiedere un responso all’oracolo di Delfi.Nel frattempo nasce una bambina,ma Leonte ordina al fido Antigono di abbandonarla in una spiaggia deserta.Leonte apprende dall’oracolo che la moglie è innocente ma ormai è tardi perché Ermione nel frattempo è morta di dolore. Intanto Antigono porta la bimba,Perdita,sulla spiaggia della Boemia ma viene divorato da un orso. Perdita si salva e viene allevata dai pastori e cresce diventando così una splendida fanciulla che ama ed è riamata da Florizel figlio del re Polissene.I due giovani fuggono in Sicilia per sottrarsi all’ira del re,contrario al loro amore e giungono alla corte di Leonte dove Perdita viene riconosciuta e Leonte piange ancora per la perduta Ermiona.Così gli viene mostrata una statua che somiglia straordinariamente alla moglie ma in realtà è Ermione e così Leonte la può riabbracciare.

È così scombinata, la trama di Cimbelino, che molti critici nel corso dei secoli

Imogene

Imogene

hanno protestato che non fosse frutto della mano di Shakespeare, come se un grandissimo poeta non potesse concedersi, a volte, al mestiere. Infatti è il mestiere teatrale a farla da padrone in questo testo della fase conclusiva della creatività shakespeariana: perché Cimbelino richiama a orecchio molti temi del canone, da Romeo e Giulietta a La Dodicesima notte; fino a Otello, dal momento che tutto ruota intorno alla gelosia. Pilotata da un italiano, ovviamente: lo Iago in sedicesimo Iachimo.Siamo nel pieno dell’età augustea e la vicenda si svolge tra Roma e la Britannia di cui Cimbelino,appunto, è re. Sullo sfondo c’è la contesa fra romani e britanni, con questi ultimi che, dopo le sconfitte subite da Giulio Cesare, si proclamano pronti a riconquistare libertà e autonomia anche a costo di muovere guerra a Roma: un contorno politico costruito ad arte per solleticare il giovane nazionalismo britannico (Giacomo I, salito al trono nel 1603 dopo la morte di Elisabetta, aveva riunificato i regni d’Inghilterra e di Scozia). Ma c’è da giurare che il pubblico dell’epoca impazziva per la trama amorosa, con Iachimo che minaccia (con la menzogna) la fedeltà coniugale di Imogene, moglie di Postumo e figlia di Cimbelino. A differenza che in Otello, il raggiro verrà scoperto in tempo e accanto al trionfo dell’amore e dell’onestà si consumerà il tardivo e inutile pentimento di Iachimo.

la tempestaIl racconto di La Tempesta inizia quando gran parte degli eventi sono già accaduti. Il mago Prospero, legittimo Duca di Milano, e sua figlia Miranda, sono stati esiliati per circa dodici anni in un’isola (forse dell’Adriatico, o in Francia, altri ipotizzano le isole Bermude), dopo che il geloso fratello di Prospero, Antonio( aiutato dal re di Napoli) lo aveva deposto e fatto allontanare con la figlia di tre anni. In possesso di arti magiche dovute alla sua grande conoscenza e alla sua prodigiosa biblioteca, Prospero è servito controvoglia da uno spirito, Ariel, che egli ha liberato dall’albero dentro il quale era intrappolato. Ariel vi era stato imprigionato dalla strega africana Sicorace, esiliata nell’isola anni prima e morta prima dell’arrivo di Prospero. Il figlio della strega, Calibano, un mostro deforme, è l’ unico abitante mortale dell’isola all’arrivo di Prospero. Provocato dalla avvenenza di Miranda, le propone di unirsi con lui per creare una nuova razza che popoli l’isola. A questo punto inizia la commedia. Prospero, avendo previsto che il fratello Antonio sarebbe passato nei pressi dell’isola con una nave (di ritorno dalle nozze della figlia di Alonso, Clarabella, con un re cartaginese), scatena una tempesta che causa il naufragio della nave.Sulla nave c’è anche il re Alonso, amico di Antonio e compagno nella cospirazione, e il figlio di Alonso, Ferdinando. Prospero, con i suoi incantesimi, riesce a separare tutti i superstiti del naufragio cosicché Alonso e Ferdinando credono ognuno che l’altro sia morto.La narrazione è tutta incentrata sulla figura di Prospero, il quale, con la sua arte, tesse delle trame in cui costringe gli altri personaggi a muoversi. La commedia ha quindi una struttura divergente e, poi, convergente, in quanto i percorsi dei vari naufraghi si ricongiungono alla grotta di Prospero. Calibano incappa in Stefano e Trinculo, due ubriaconi della ciurma, che crede esseri divini discesi dalla luna, e cercano di mettere insieme una ribellione contro Prospero, che però fallisce. Nel frattempo, nasce una relazione romantica tra Ferdinando e Miranda. I due si innamorano immediatamente. Infatti il loro matrimonio sarà la causa della riconciliazione di Prospero con suo fratello Antonio. Infine Prospero rinuncia alla magia con un famoso monologo dove è consuetudine fare un riferimento allo stesso Shakespeare che con quest’opera abbandona il teatro e ha l’occasione di riconciliarsi con se stesso e la società .

Questa è sicuramente una delle ultime opere di Shakespeare più celebri ed è chiaro che l’isola di Prospero è un piccolo microcosmo sociale e un’ovvia metafora dell’isola di Inghilterra o,più precisamente della corte di miranda ne la tempestaGiacomo.Ciò che mette in relazione i suoi abitanti non è più una politica amorosa ma uno strumento più sofisticato.Prospero racconta all’inizio del dramma di aver perso il ducato perchè”distratto da studi segreti” quella magia bianca dei cui poteri egli dà subito prova suscitando la tempesta.E’ la magia dunque il nuovo strumento del principe e Prospero trasforma la natura dei suoi suddetti intessendo con la sua arte magica una delicata rete di sogni e di suoni che li incanta e li converte ai suoi disegni politici.Il finale è lieto ma non manca di note stonate e cupe. Simmetricamente opposto allo spirito del luogo rappresentato da Ariel,Calibano è il solo abitante dell’isola a cui Prospero rinuncia.Calibano reclama i suoi diritti sull’isola e mette a dura prova l’autorità di Prospero su di lui,unico suddito.L’isola di Prospero allora vista dalla prospettiva di Calibano,è anche metafora delle nuove terre che l’Inghilterra e l’Europa trovavano e di cui si impossessavano senza riguardo per la popolazione locale. Di qui le innumerevoli interpretazioni di The Tempest come testo che discute l’incipiente colonialismo europeo. Ma Shakespeare presenta Calibano come qualcosa di più del selvaggio maltrattato e spodestato.C’è sempre un resto della natura umana,semnra dire il passionale Prospero,che è irriducibile e immutabile:”this thing of darkness I acknowledge mine”(questa cosa oscura la riconosco mia).

Le tragedie

Il potere assoluto del sovrano diventa argomento tragico nei drammi dei primi anni del Seicento.Tema prediletto delle targedie di Shakespeare è il regicidio.Se Richard II,dramma storico che più si avvicina alla tragedia scava nella coscienza del re deposto e uscito, Julius Caesar(Giulio Cesare,1599) e Macbeth(1606) esplorano invece la coscienza gravata del regicida.

Con Julius Caesar Shakespeare si rivolge a una diversa fonte storica,cioè le Vite parallele di Plutarco.La storia di Cesare,ucciso al culmine del suo potere,rendeva possibile affrontare la dibattutissima questione della tirannia e della legittimità del regicidio:un re è tiranno,dicevano i trattatisti dell’epoca,quando segue il suo capriccio e non la ragione,quando non agisce per il bene del popolo.Nel dramma di Shakespeare la domanda sulla legittimità dell’assassinio di Cesare,viene discussa con una retorica memorabile per la sua efficacia sia dai congiurati altrettanto ambiziosi dietro le quinte sia davanti al popolo. Ma il vero personaggio tragico è qui Bruto,il congiurato costretto dalla falsa convinzione di agire per il bene di Roma a unirsi all’assassinio del suo amato Cesare.E dentro la sua coscienza che la domanda sulla natura del potere di Cesare che percorre tutto il testo(è Cesare un tiranno o non lo è?)assume dimensioni tragicamente insostenibili.Il peso della colpa,confermata dallo svelamento dell’ambizione dei congiurati e dal disordine civile,non gli lascerà altra via d’uscita che il suicidio.

Scritto nei primi anni del regno di Giacomo I,Macbeth narra la storia di un re scozzese del Medioevo che uccide nel sonno il mite e virtuoso Re Duncan allo scopo di prenderne il posto.Ma Macbeth non è il maligno Riccardo III e una serie di spiriti(il fantasma di Banquo) e di visioni(le streghe) lo seguono a testimoniare la coscienza colpevole del regicida.E l’insonnia diventa l’incubo che perseguita le notti e i giorni di Macbeth.”Sleep no more”(Non dormire più) è la voce che risuona la colpa del crimine e che incalza la complice e sterile Lady Macbeth fino al suicidio.Il dramma è oppresso dalla prima all’ultima scena da una minacciosa oscurità invocata per coprire l’orrore della coscienza assassina.A riportare l’ordine è il figlio di Duncan,venuto a vendicare il padre vilemente assassinato,mentre il fantasma di Banquo si rivelerà capostipite della dinastia Stuart,la dinastia di Giacomo I da poco salita al trono.

Circa sei anni prima,Shakespeare aveva affrontato il tema del regicidio dal ameltopunto di vista dell’erede al trono in Hamlet(Amleto,1601).Al centro della più celebre tragedia di Shakespeare sta l’impossibilità del figlio di rimediare ai torti subiti.La vicenda si svolge a Elsinore, Danimarca.Il principio dell’azione è,come abbiamo detto,il regicidio, il quale avviene,però,prima che il testo abbia inizio.La storia e i dettagli vengono raccontati dalla stessa vittima,il cui fantasma si presenta alla vista del figlio Amleto.Dal fantasma che chiede vendetta veniamo a sapere che il colpevole è il fratello Claudio,alle nozze del quale con la vedova del re ucciso,Gertrude,il figlio Amleto ha appena assistito.Al fine di portare a termine il compito di vendicare il padre,Amleto si finge pazzo mettendo a soqquadro l’intera corte di Elisinore:ripudia l’amata Ofelia,strapazza violentemente la madre e suscita il sospetto del colpevole,ma niente affatto pentito Caludio.In seguito all’omicidio involontario di Polonio,padre di Ofelia,Amleto viene mandato in esilio in Inghilterra dove riesce a sventare il tentativo di Claudio di farlo uccidere. Lo ritroviamo nel quinto atto in Danimarca,sove apprende che Ofelia,impazzita,si è annegata,mentre Laerte,fratello di Ofelia,convinto da Claudio sfida Amleto a un duello “truccato” poichè la punta della sua spada è tinta di veleno.Il duello finisce per essere una trappola per l’intera corte:Claudio,Gertrude,Laerte e Amleto muiono in un’ultima e caotica carneficina.

King Lear(Re Lear,1608) ha inizio con Re Lear che decide di abdicare e cedere il regno alle tre figlie.Ma la virtuosa Cordelia,figlia prediletta,non risponde all’aspettativa del padre di esprimere in parole l’amore che sente per lui in cambio di un terzo del regno.Infuriato,Lear la bandisce sal suolo inglese,ma la furia del re crescerà fino a diventare follia quando scoprirà di aver scambiato il vero con il falso.Appena ricevuta l’eredità dal padre le due figlie Goneril e Regan si adoperano per bandire il re dalle loro case e per ucciderlo.La finale riunione di Lear con Cordelia accorsa a difendere il padre dalla furia distruttiva delle sorelle avviene troppo tardi.Cordelia viene uccisa e Lear muore in una scena satraziante sul corpo della figlia finalmente riconosciuta.

otello e desdemona a Venezia di Theodore Chasseriau
otello e desdemona a Venezia di Theodore Chasseriau

Se King Lear è affollato di personaggi malvagi,il male si addensa nel solo personaggio di Iago in Othello(Otello,1604).La storia del moro di Venezia reso folle dalla gelosia ebbe un successo immediato e duraturi.Certo Shakespeare fu coraggioso e originale a fare di un moro un eroe tragico in un contesto culturale che considerava il nero come un colore del diavolo,della morte e del peccato.Ma Otello è prima di tutto un valoroso e nobile servitore di Venezia,nemico dei Turchi infedeli,soldato affascinante e romantico per Desdemona.Il matrimonio,allora,tra la bella,giovane e bianca Desdemona apparirà scandaloso e ribelle solo agli occhi della società veneziana.Per Desdemona e Otello esso è il frutto naturale di una romantica,troppo romantica storia d’amore tra la civile ed europea Venezia,e la barbara ed esotica cultura di Otello.Ed è qui che si insinua Iago,prodotto pervertito della civile Venezia.Iago riduce l’amore al rango lascivo dell’accoppiamento carnale,e materializza agli occhi di Otello la “plausibile” storia d’amore tra il galante e insipiente Cassio e la incolpevole Desdemona.L’eccezionale intelligenza di Iago fa emergere nell’integro Otelle non le radici di una remota e superstiziosa cultura,ma quelle bestiali della cultura di Iago stesso.Quindi Otello sconvolto e impazzito per la gelosia uccide Desdemona nel letto nuziale rendendosi così carnefice della sua amata.

 

La passione che muove la tragedia in Coriolanus(Coriolano,1607-608) non è l’ambizione,la lussuria o l’invidia ma l’orgoglio. Eroe titanico e solitario,Coriolano è il patrizio romano che nel V secolo A.C. sconfigge i Volsce nemici di Roma.La gloria e l’onore ottenuti con la vittorio non sono tuttavia sufficienti a scagionarlo dall’accusa di tirannia per essersi opposto alla distribuzione di grano tra i plebei affamati dalla carestia.Bandito dalla patria amata e difesa,si allea con il nemico per invadere la sua città natale destinandosi consapevolmente alla morte.Un concentrato di arroganza e di energia,Coriolano è il contrario dell’uomo politico,ma la sua omtegrità morale a cui non vuole rinunciare lo rende un personaggio singolarmente ottuso e grande,folle e pateticamente grandioso.

Antony and Cleopatra(Antonio e Cleopatra,1607)è la tragedia più

immagine di Antonio e Cleopatra tratta da un film
immagine di Antonio e Cleopatra tratta da un film

travolgente e più paradossale di Shakespeare.Siamo nel 40 A.C. Antonio,Lepido e Ottaviano hanno formato un triumvirato subito dopo l’assassinio di Cesare.Qui non c’è ingratitudine o invidia o gelosia,nè c’è un regicidio all’origine della tragedia ma un fragoroso conflitto tra due incompatibili visioni della storia.Da una parte Cleopatra,paradossalmente sublime e puttana,volgare e regale,lasciva e imperiosa,corrotta e feconda,regina di un Egitto sensuale e fluido,dove la vita si genera nella putrescenza;dall’altra parte Ottaviano,rigido ed efficiente rappresentante di un mondo ordinato,freddamente concreto e mediocremente utilitario;nel mezzo,il romano Antonio,descritto con termini iperbolici ma non privo di difetti legato alla regina del fertile Nilo da una passione che supera la misura e che per essere calcolata “ha bisogno di un nuovo cielo e di una nuova terra”.L’impareggiabile coppia sfida Ottaviano nella conquista del mondo.La sconfitta del sensuale e fertile Egitto nella battaglia navale di Azio è scritta nella storia,così come il suicidio di Cleopatra e di Antonio ma Shakespeare la descrive come la sconfitta di “un  nuovo cielo e di una nuova terra”.

La passione che muove la tragedia in Coriolanus(Coriolano,1607-608) non è l’ambizione,la lussuria,o l’invidia ,a l’orgoglio.Eroe titanico e solitario,Coriolno è il patrizio romano che nel V secolo A.C. sconfigge i Volsci nemici di Roma.La gloria e l’onore ottenuti con la vittoria non sono tuttavia sufficienti a scagionarlo dall’accusa di tirannia per essersi opposto alla distribuzione di grano tra i plebei affamati dalla carestia.Bandito dalla patria amata e difesa,si allea con il nemico per invadere la sua città natale destinandosi consapevolmente alla morte. Un concentrato di arroganza e di energia,Coriolano è il contrario dell’uomo politico ma la sua integrità morale a cui non vuole rinuciare lo rende un personaggio singolarmente ottuso e grande,folle e pateticamente grandioso.

TRAMA

Il mercante di Venezia (The merchant of Venice, 1596-97) è una commedia in cinque atti, in versi e in prosa. Il nobile veneziano Bassanio chiede all’amico Antonio, ricco mercante di Venezia, 3000 ducati per corteggiare degnamente la ricca Porzia. Antonio si fa prestare il denaro dall’usuraio ebreo Shylock che pretende come obbligazione, se la somma non sarà pagata il giorno fissato, il diritto di prendere una libbra di carne sul corpo di Antonio. Bassanio accompagnato dall’amico Graziano, ottiene la mano di Porzia superando una prova stabilita dal padre di lei. Graziano sposa Nerissa ancella di Porzia. Intanto Jessica, figlia di Shylock è fuggita con il cristiano Lorenzo, sottraendo denaro al padre, che la disereda. Arriva la notizia che le navi di Antonio hanno fatto naufragio e che non ha pagato il debito alla sua scadenza. Shylock pretende la libbra di carne. Porzia travestita da avvocato perora la causa di Antonio davanti al doge, dimostrando che Shylock ha diritto alla carne ma senza che sia versata una sola goccia di sangue, se non vuole essere giustiziato per attentato alla vita di un veneziano. Il doge grazia Shylock ma confisca i suoi beni, che sono divisi tra Antonio e lo stato veneziano. Antonio rinuncia alla sua parte a condizione che Shylock si faccia cristiano e leghi i suoi beni a Lorenzo e Gessica. Alcune delle navi di Antonio compaiono in porto senza danni.

IL FILM e L’INTERPRETAZIONE DELLA COMMEDIA

Il Mercante di Venezia è forse una delle creazioni più discusse e controverse di Shakespeare a causa della quale venne da molti tacciato di antisemismo. Ad una prima lettura, infatti, il protagonista della storia, l’ebreo Shylock può sembrare soltanto un malvagio, colui che concepisce la perversa idea di prestare denaro a un cristiano prendendo come pegno una libbra di carne e che esige ciò che gli è dovuto con implacabile e disumana durezza. Già una seconda lettura permette di comprendere come Shakespeare non si muovesse affatto all’interno dei consueti stereotipi antisemiti, perché l’attitudine crudele di Shylock è spiegata con i torti che egli ha subito e che hanno indurito il suo cuore, ed anzi si può dire che la parte finale dell’opera contenga una vera e propria filippica contro le crudeltà di cui il mondo cristiano si è reso colpevole nei confronti degli ebrei:

“Non ha occhi un ebreo? non ha un ebreo mani, organi, membra, sensi, emozioni, passioni? non si nutre dello stesso cibo, non è ferito dalle stesse armi, non è soggetto alle stesse malattie, non è scaldato e gelato dalla stessa estete e dallo stesso inverno come un cristiano? se ci pungete, non facciamo sangue? se ci avvelenate, non moriamo?”

veneziaE non a caso proprio Venezia viene utilizzata come teatro della vicenda. Venezia è la città dei mercanti, simbolo di un mondo concreto basato sul potere a sul commercio, e proprio qui è stata coniata la parola Ghetto, perché è qui che venne eretto il più antico Ghetto della storia. Difatti la città fin dai tempi antichi concesse agli ebrei di svolgere tranquillamente alcune professioni come l’usuraio (in quale città dove circoli molto denaro non sono indispensabili i prestiti e per far girare meglio gli affari?) e il medico, e quindi tollerò la loro presenza anche se ad una certa ora della sera venivano poi rinchiusi con un enorme lucchetto nella zona dove risiedevano, sede di un’antica fonderia di acciaio, il “getto” per l’appunto, da cui la parola ghetto.shylock

Lo straordinario intreccio del patto ‘sanguinario’ tra I’usuraio ebreo Shylock, che nella più recente versione cinematografica è impersonificato da uno straordinario Al Pacino, animato da una sete inestinguibile di vendetta dovuta agli affronti subiti per la sua avidità e ‘diversità’, ed il mercante cristiano Antonio(interpretato da Jeremy Irons) uomo ‘nuovo’ di una società borghese ed affaristica, intriso di nobili sentimenti ma afflitto da una inesauribile malinconia esistenziale e forse chissà da un segreto amore per Bassanio(interpretato da Joseph Fiennes) si svolge a Venezia, mentre è a Belmonte, rappresentazione di un universo mitico, sprofondato in un clima da romanzo cavalleresco tra fiaba e realtà, che si sviluppa la vicenda delle nozze di Porzia, maga-regina a metà tra una languida Ginevra a una crudele Turandot, legata dalla volontà del padre a sposare il ‘cavaliere’ che supererà la prova dei tre scrigni. Solo il nobiluomo che sceglierà lo scrigno giusto, tra uno d’oro, uno d’argento e uno di piombo potrà sposare la bella Porzia.antonio_-bassanio

Anello di congiunzione tra questi due universi opposti destinati ad incontrarsi e a deflagrare, è Bassanio, gentiluomo squattrinato, che è al tempo stesso causa dell’infido contratto che lega la carne di Antonio all’inveterato odio di Shylock e sposo ‘predestinato’ di Porzia: userà il suo spropositato e ambiguo ascendente su Antonio per farsi prestare il denaro indispensabile per apparire un nobile principe e poter così aspirare alla mano di Porzia.

Porzia
Porzia

Su queste due ‘trame’ principali, si innestano le storie parallele, quella di Jessica, figlia di Shylock, che scappa dalla casa del padre, rinnegandolo e derubandolo, con l’amante cristiano Lorenzo; quella di Lancillotto Gobbo, servo deforme ed impiccione che non esita a barattare la ‘ricchezza’ del vecchio padrone ebreo con la ‘grazia’ del nuovo signore cristiano Antonio; quella del gaudente a sfaccendato Graziano che, giunto con l’amico a Belmonte, sposerà l’ancella Nerissa, ribaltando in tono scherzoso il romanticismo simbolico dell’unione tra Porzia e Bassanio.Evitando quindi di fermarsi alle apparenze etichettando superficialmente l’opera come antisemita, non si può non rimanere profondamente affascinati dal ‘Mercante’ proprio per la sua profonda ambiguità, il delicatissimo equilibrio di capolavoro in bilico tra intolleranza a razzismo, senso dell’etica a denuncia delle false apparenze. Dopo un approfondita lettura risulta essere un testo difficile e misterioso, che costringe a un’avventura sincera e senza possibilità di fuga e ci mette di fronte alla complessa contraddittorietà dell’umano, alla sua incapacità di costruire un mondo adeguato ai suoi struggenti desideri.II mondo concreto di Venezia si contrappone al mondo mitico di Belmonte, ma i problemi degli uomini a delle donne che li abitano sono gli stessi: la malinconia d’amore, il valore del denaro che non basta a riempire la vita, il dilemma della scelta del proprio destino, la ricerca disperante di un equilibrio impossibile e di un’indefinibile felicità.Sia la ricca Venezia che la sognante Belmonte diventano trappole con percorsi obbligati che, nonostante l’apparente lieto fine, sono disseminati di presagi verso un inevitabile crollo.E via via che gli universi paralleli si intrecciano, rivelandosi l’uno specchio dell’altro – pur nello scontro di climi e atmosfere divergenti -, ogni certezza presunta comincia ad incrinarsi e a creare un’altra possibile realtà, mentre davanti ai nostri occhi si svela il carattere doppio o sfuggente di quasi tutti i personaggi. Gli “eroi” rivelano le proprie debolezze e i “malvagi” sanno spiegare le ragioni dell’odio, che sempre nasce da violenze reciproche, a turno inflitte e subite.Tutti – giovani innamorati e nobili gaudenti, mercanti cristiani e usurai ebrei, belle ereditiere e servi deformi – si preoccupano della propria sopravvivenza e della propria felicità, difendendo con feroce determinazione il proprio ideale di vita come l’unico possibile, calpestando la tolleranza e confidando ciecamente nel potere del denaro.Shakespeare ci regala, anche in quest’opera, un formidabile affresco della natura umana e il mondo che ci sembra così equilibrato, chiaramente diviso in buoni a malvagi, colpevoli e innocenti, eletti e reietti, mostra le sue crepe e si rivela fragile, precario e relativo.Si pensa di aver compreso ma ci si accorge che la verità può essere un’altra. E’ chiaro perché Shakespeare apra la sua opera con la meravigliosa battuta di Antonio “…questa malinconia mi confonde… e non so più chi sono”: allora come oggi, ci sfugge la radice più profonda della felicità, distratti come siamo a preoccuparci di una sopravvivenza che vorremmo eterna, e ci troviamo a combattere con gli inferni di guerra, sopraffazione e vuoto che noi stessi abbiamo creato. Solo rinunciando alla tentazione di fermare la vita con l’acquisizione di labili certezze, si riesce ad abbracciare il senso profondo dell’opera: una grande tenerezza per la feroce ma anche disarmata lotta per l’esistenza che accomuna tutti, questa sì, al di là di ogni razza, censo o dote di natura, a dunque la profonda necessità della tolleranza e del rispetto reciproci che pure tutti i personaggi della vicenda sembrano ostinatamente voler rifiutare.

 il-mercante-di-veneziaIl film del regista Michael Radford, autore dell’acclamato “Il postino” e del più originale, quanto sottovalutato “Dancing at the Blue Iguana”, cimentatosi nella lettura cinematografica di questa complessa e ambigua (per varietà di registri e di tematiche) commedia di Shakespeare, in una trasposizione assolutamente letterale del testo, della lingua e della struttura narrativa dell’opera, offre la possibilità a tutti di conoscere questa strordinaria opera e di ammirare Venezia dal vero in tutto il suo splendore.E’ un film assolutamente da vedere per entrare ancora di più nell’ottica di questa bellissima commedia di Shakespeare.

 

Romeo and Juliet

TRAMA
 Romeo, figlio ed erede della famiglia Montecchi, è innamorato della bella Rosalina e non teme di affrontare a questo riguardo gli scherzi dei suoi amici Benvolio e Mercuzio.Capuleti, il capo della famiglia rivale si prepara  a dare una grande festa per permettere a sua figlia, Giulietta, di incontrare il nobile Paride. Quest’ultimo, in effetti, l’ha richiesta in matrimonio ed i genitori di Giulietta sono favorevoli a quest’unione. Romeo – che crede di trovarvi Rosalina – si autoinvita con gli amici Benvolio e Mercuzio a questo grande ballo mascherato. Scorge Giuliettae resta folgorato dalla sua bellezza cadendo follemente  innamorato di lei; è il colpo di fulmine reciproco. Le si avvicina e l’abbraccia due  volte quindi si ritira. Romeo e Giulietta scoprono adesso  la loro identità reciproca. Disperati  si rendono conto di essersi innamorati  ciascuno del proprio peggior nemico. Al cader della notte, Romeo si nasconde nel giardino del Capuleti. Quindi si avvicina sotto il balcone di Giulietta e le dichiara il suo  amore. Tutti e due fanno a gara nel pronunciare dichiarazioni d’amore appassionate. Perdutamente innamorato,  Romeo si confida il giorno dopo con  fra Lorenzo, il suo confessore. Inizialmente  incredulo, fra  Lorenzo promette tuttavia a Romeo di aiutarlo e di  celebrare il suo matrimonio, nutrendo anche la  speranza di riconciliare Capuleti e Montecchi.Tebaldo  cugino di Giulietta, sfida  Romeo a duello. Ma il giovane – al colmo della felicità e pieno di una simpatia “fraterna” per l’aggressore –  rifiuta di battersi. Mercuzio, il confidente ed amico di Romeo, giovane coraggioso e brillante, si affretta a sostituirlo battendosi contro Tebaldo. Quest’ultimo lo ferisce a morte. Mercuzio muore maledicendo il litigio delle due famiglie nemiche. Romeo vendica la morte del suo amico ed uccide Tebaldo. Romeo ormai ricercato  deve fuggire in esilio.Giulietta è in preda al  dolore. Suo padre,  reso inquieto  dallo stato d’animo della figlia,  decide di accelerarne il matrimonio con il Conte di  Parigi. Il matrimonio avrà luogo il giorno dopo. Giulietta si rifiuta. Suo padre la minaccia: o sposa Paride, o la disereda. Lei corre da  fra Lorenzo che le propone di bere un filtro che può darle l’aspetto della morta per quaranta ore: credendola morta la chiuderanno nella tomba del Capuleti. Fra  Lorenzo verrà allora con Romeo a liberarla. Il frate  promette di informare Romeo dello  stratagemma. Giulietta accetta il piano. Rimasta sola nella sua camera, beve il filtro. La mattina del giorno dopo la governante la scopre inanimata. Tutta la famiglia piange la morte di Giulietta. Fra  Lorenzo fa sì che  tutto si svolga secondo i suoi piani.A Mantova, dove Romeo è in esilio,  riceve la visita di Baldassarre,  suo servo, che gli annuncia la morte di Giulietta. Ha soltanto un rapido pensiero: procurarsi del veleno e ritornare a Verona per morire accanto alla sua Giulietta. Durante questo lasso di tempo, fra  Lorenzo apprende che un intoppo ha impedito  al suo messaggero di informare Romeo del suo  stratagemma. Decide di recarsi alla tomba del Capuleti per liberare Giulietta. Ma il dramma precipita.Romeo si reca  sulla tomba di Giulietta e vi incontra Paride venuto a portare fiori alla fidanzata  morta. Un duello ha luogo tra i due giovani e Paride, morente, chiede a Romeo  che accetta,  di adagiarlo vicino a Giulietta. Romeo contempla la bellezza luminosa di Giulietta e l’abbraccia  prima di bere il veleno e morire a sua volta. Fra  Lorenzo è sconvolto nello  scoprire i corpi di Romeo e di Paride. Assiste al  risveglio  di Giulietta e tenta di  convincerla a seguirlo e   andarsi a  rifugiare in convento. Ma Giulietta che scopre il corpo di Romeo mortogli vicino   si pugnala con la spada del suo amante e muore al suo fianco.Il principe, Capuleti, e il vecchio Montecchi si recano al cimitero. Fra  Lorenzo narra loro la storia triste degli “amanti di Verona”. I due padri sfiniti dal dolore deplorano quest’odio, causa delle loro disgrazia. Si riconciliano sul corpo dei loro figli e promettono di   erigere alla loro memoria  una statua d’oro puro.
ROMEO E GIULIETTA
L’azione si svolge  a Verona dove da anni  due grandi famiglie, i Montecchi e i Capuleti, sono consegnati  ad un odio inestinguibile (di cui si ignorano peraltro le cause).

 

Sicuramente questa è una delle commedie/tragedie più famose e importanti di Shakespeare insieme ad altre due.Sembra che Shakepeare non vedesse nessun altro esito possibile,se non tragico,per un amore corrisposto e assoluto.L’accettazione dell’amore da parte di Giulietta è uno scandalo per una società in cui la parola d’amore era tradizionalmente esclusiva del sesso maschile.Romeo e Giuletta inoltre è un’ opera che parla sempre d’amore utilizzando pura sublime ed elegiadra poesia. A un amore così ansimante e così accerchiato fanno da controcanto la prosaica comicità della nutrice e di Capuleti padre e l’antiromanticismo di Mercuzio.Mercuzio è sicuramente il più paradossale dei personaggi del dramma e possiede una lingua tagliente capace di raggelare la insipiente retorica di Romeo.Shakespeare non parla di un amore smodato, dove la gente si strappa i capelli e si cosparge il capo di cenere davanti alle avversità che si presentano nella loro relazione, la modernità dell’autore è di mettere in luce la frettolosa storia adolescenziale dei due, travolti da quell’impetuosa e ingestibile sincerità amorosa che si dichiarano, creando così un muro così imponente il cui crollo finale ha ancora un carattere più drammatico. Scuro. Una sorta di amarezza, non gratuita, ma dovuta e causata da quel confondersi di immagini di odio smodato, contrapposte a quel dolce amore particolare e innovativo. Diverso e mai ricalcato.

romeo più julietNumerosi sono stati i film e le rivisitazioni di quest’opera come per esempio il film di Zeffirelli ma quello di cui voglio parlare è il film di Baz Luhrmann “Romeo + Juliet” con Leonardo di Caprio nel ruolo di Romeo e Claire Danes nel ruolo di Giulietta che è una rielaborazione dell’opera in chiave postmoderna.La maggior parte del film è ambientata in un sobborgo immaginario di Los Angeles chiamato Verona beach. Il nome di questo luogo gioca sul fatto che a Los Angeles esiste realmente un luogo chiamato, invece, “Venice beach” (Venice è il nome inglese di Venezia) dunque entrambe due città italiane. Come nel dramma, una breve parte del film è ambientata a Mantova, che qui viene dipinta come un’area desertica e desolata. Verona beach è il centro di una guerra sociale tra due famiglie leader nell’industria, i Montecchi e i Capuleti. Il Principe Escalus, invece di essere Principe di Verona, è il Capo del distretto di Polizia di Verona beach. Paride qui non è un nobile, ma è il figlio del Governatore, e durante tutto il film parla in una maniera presuntuosa e altezzosa nei confronti di Giulietta e di suo padre. Egli vuole sposare Giulietta solamente per la sua ricchezza, non perché la ama davvero.Oltre alla modernizzazione dei personaggi, anche gli oggetti e i luoghi, sono stati aggiornati ai giorni nostri. In primo luogo, le spade sono state sostituite da pistole con nomi romanzeschi tipo “Spada 9mm” o “Pugnale”. L’inseguimento di Tebaldo, da parte di Romeo, invece di avvenire a piedi, avviene in macchina, e si concluderà col tamponamento delle due auto e l’uccisione di Tebaldo da parte di Romeo, con la pistola del suo rivale. Benché la maggior parte delle lotte sia fatta con pistole e pugni, invece che con le spade, la morte di Mercutio avviene per mano di Tebaldo che lo colpisce al ventre con un grande coccio di vetro trovato sulla spiaggia. La “regina Mab” di Mercutio, qui diventa una droga sottoforma di pasticca che Romeo assume prima di andare alla festa dei Capuleti. Frate Lorenzo spedisce la lettera per Romeo a Mantova tramite un corriere postale.
 Ci sono però alcune differenze con il libretto originario:
  • La lite iniziale è aizzata da alcuni Montecchi, nell’originale, invece, è aizzata da alcuni Capuleti.
  • Abramo è un Capuleti mentre nell’originale è un Montecchi.
  • L’età di Giulietta non è mai affermata direttamente; mentre nell’originale viene detto che ha quasi 14 anni.
  • La Regina Mab descritta da Mercutio nel suo discorso, nell’originale è una regina delicata e metaforica; nel film, invece, è stata tradotta sottoforma di una droga.
  • Romeo compra il veleno a Verona invece che a Mantova.
  • Nella versione originale, Romeo uccide Paride perché quest’ultimo tentò di fermarlo quando stava entrando nel sepolcro ove giaceva Giulietta. In questo film questa scena è stata totalmente omessa.
  • Nella scena della morte dei due amanti, Giulietta si risveglia mentre Romeo sta bevendo il veleno, così lui, sconvolto, muore tra le sue braccia. Nell’originale, lei si risveglia quando lui è già morto.
  • Molti discorsi sono stati omessi. Ad esempio Giulietta, prima di uccidersi con la pistola di Romeo, non pronunzia verbo.
  • Giulietta si uccide con un pugnale, e non con una pistola.

Nonostante queste differenze,il film è veramente eccezionale e curato nei minimi dettagli.Bellissima è la scena del balcone e nel film Giulietta scende in giardino recitando la famosissima scena:

GIULIETTA: Ohimè!

ROMEO: Essa parla. Oh, parla ancora, angelo sfolgorante! poiché tu sei così luminosa a questa notte, mentre sei lassù sopra il mio capo come potrebbe esserlo un alato messaggero del cielo agli occhi stupiti dei mortali, che nell’alzarsi non mostra che il bianco, mentre varca le pigre nubi e veleggia nel grembo dell’aria.

GIULIETTA: O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all’amor mio, ed io non sarò più una Capuleti.

ROMEO (fra sé): Starò ancora ad ascoltare, o rispondo a questo che ha detto?

GIULIETTA: Il tuo nome soltanto è mio nemico: tu sei sempre tu stesso, anche senza essere un Montecchi. Che significa “Montecchi”? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un’altra parte qualunque del corpo di un uomo. Oh, mettiti un altro nome! Che cosa c’è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un’altra parola avrebbe lo stesso odore soave; così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella preziosa perfezione, che egli possiede anche senza quel nome. Romeo, rinunzia al tuo nome, e per esso, che non è parte di te, prenditi tutta me stessa.

scena tratta dal film Romeo+Juliet quando i due ragazzi si incontrano alla festa

 Consiglio a tutti la visione di questo film e la lettura di quest’opera perchè sono sicura che non ve ne pentirete..

Le commedie

Se al centro dei drammi storici ci sono inevitabilmente il re e il suolo inglese,protagoniste assolute delle commedie sono le donne.Nelle prime commedie sono evidenti gli esperimenti linguistici e il non comune dominio delle risorse del genere.

la prima edizione in-folio dei Due gentiluomini di Verona(1623)
la prima edizione in-folio dei Due gentiluomini di Verona(1623)

Di squisita eleganza è The Two Gentlemen of Verona (I due gentiluomini di Verona) ,forse il primo lavoro shakespeariano,scritto alla fine degli anni Ottanta e nei primissimi anni Novanta.La storia dei due amici Proteus e Valentine innamorati di Silvia, e di Julia che insegue Proteus travestita da ragazzo ha molte fonti,a cominciare da Euphues di John Lyly,del quale Shakespeare riprende anche lo stile sofisticato.Messi a confronto,Valentine e Proteus sembrano rappresentare rispettivamente,come preannunciano già i nomi,la virtù della costanza e il vizio della volubilità,oppure romanticismo e antiromanticismo.Già da questa prima commedia Shakespeare sembra mettere in chiaro che virtù e vizio sono facilmente ribaltabili e che spesso tocca proprio al vizio rivelare l’insipienza della virtù.Così il confronto tra l’idealizzata Silvia e la più terrena Julia,capostipite di molti personaggi femminili shakespeariani,si risolve nel maggio rilievo che assume la seconda,audace e generosa eroina dell’amore non corrisposto.

Basata sui Menaechmi di Plauto che narra la storia di due gemelli separati e ritrovati,The Comedy of Errors (La Commedia degli Errori,1594), sfrutta tutti gli ingredienti della commedia classica:lo scambio di persona favorito dalla somiglianza fisica dei gemelli,la moglie bisbetica,la cortigiana sensuale e costosa,gli equivoci,una disastrosa confusione e il ritrovamento finale. 

 

 

 

 

 

copertina del film di Franco Zeffirelli del 1967 interpretato da Elizabeth Tylor e Richard Burton

copertina del film di Franco Zeffirelli del 1967 interpretato da Elizabeth Tylor e Richard Burton

Il nucleo centrale della trama di The Taming of the Shrew (La Bisbetica Domata,1594)  riprende un tema noto nell’antichià quanto nel medioevo. E’ la storia del singolare tentativo riuscito di Petruchio di domare Katherine trasformandola da recalcitante e intollerabile bisbetica in dolce e sottomessa sposa.Certo la storia è lungi da rendere omaggio alla dignità femminile,ma la misogina e diffusa opposizione tra donne obbedienti e caste e donne ribelli e indipendenti è trattata in modo problematico e inusuale da Shakespeare,non fosse altro che per la simpatia e l’ammirazione che la pronta intelligenza e la ingeniosa creatività linguistica della Katherine non ancora domata suscita nello spettatore.In queste commedie Shakespeare è ancora fortemente debitore delle sue fonti,a partire dai temi,dal rispetto delle unità classiche,dal garbo stilistico,dalla simmetria della trama;ma tutti questi elementi si ritroveranno nei drammi successivi in forme inconsuete e sorprendenti capaci di aprire nuovi significati e inquietanti interrogativi.

 

 

 

 

 

frontespizio del primo quarto di una notte di mezza estate

frontespizio del primo quarto di una notte di mezza estate

Nella seconda metà degli anni Novanta le commedie cominciano a guadagnare in spessore e in qualità. L’uso delle fonti letterarie e folkloriche in A Midsummer Night’s Dream (Sogno di una notte d’estate,1595),per esempio,è talmente originale che esse tendono a farsi dimenticare per fare posto alla tenera liricità della commedia.Ambientata in una immaginaria Atene,la celebrazione delle nozze del duca Teseo e di Ippolita viene interrotta dalle turbolenze amorose di quattro nobili ateniesi.Poichè il nodo affettivo tra i quatto giovani non riesce a sciogliersi nella città dei padri e della legge,essi si trasferiscono in un bosco incantato dove regnano Oberon e Titania,re delle ombre e regina delle fate.Con al sua luce lunare e i suoi abitanti creativi e fantasiosi,il bosco si oppone simmetricamente alla razionale e solare Atene e rende così possibile cambiare,con un colpo di magia,il gioco amoroso:chi era inseguito ora insegue e,viceversa.Il succo di una violetta passata sugli occhi dei ragazzi come un filtro d’amore,produce innamoramenti ciechi e imprevedibili. Al suo risveglio Lysander non amerà più Hermia ma Helena e così farà Demetrius.L’inversione provoca confusione e smarrimento oltre che il confronto litigioso fra i quattro come a dire che l’amore è instabile e visionario come il sogno e come il sogno può tanto produrre l’avverarsi  di un desiderio inseguito quanto scatenare l’emergere di passioni inconfessate e inquietanti.L’incredibile imbroglio si placa e tutto ritornerà in ordine ma ritornati ad Atene l’esperienza vissuta nel bosco è posta dagli stessi protagonisti e dal duca Teseo al vaglio della ragione:è vero o falso quello che è accaduto nella selva?Il sogno del bosco è una tenue,lontana,indistinta visone strabica,certo ma non è un inutile visione.Alla fine la danza e la canzone intonata da Oberon e Titania sanciscono la pace e l’armonia.

Di gran lunga più popolare fin dalle sue prime rappresentazioni,Romeo and Juiliet(Romeo e Giulietta,1594-95) a causa del suo finale tragico,è catalogata sotto la rubrica tragedies nel First Folio,anche se non è una vera e propria tragedia dato il suo argomento amoroso.

A The Jew of Malta di Christopher Marlowe viene generalmente accostato  The Merchant of Venice(Il mercante di Venezia,1595-97) per la presenza di due indimenticabili figure di Ebrei,il Barbas marlowiano e Shylock. Il dramma è strutturato sulla base di due vicende che proseguono parallele fino a incontrarsi negli ultimi atti.

Anche Much Ado About Nothing(Molto rumore per nulla,1598-99) ruota intorno ai concetti di vero e falso,ma qui è la calunnia al centro dell’intreccio. A essere calunniata è l’innocente Hero,figlia di Leonato,che ospita nella sua casa di Messina Don Pedro,principe d’Aragona e Don John,suo subdolo e astioso fratellastro. Quest’ultimo fa in modo che il conte Claudio,al seguito di Don Pedro,e promesso sposo di Hero,creda che l’amata lo tradisca il giorno prima delle sue nozze,inducendolo a ripudiarla.Dopo una lunga serie di equivovi e malintesi,l’inganno verrà svelato e Hero e Claudio convoleranno a giuste nozze.

Uno dei personaggi femminili più brillanti delle commedie di Shakespeare è senza dubbio Rosalind,protagonista di As You Like It(Come vi piace,1599). La commedia racconta la storia d’amore tra Rosalind,la giovane nipote del duca Frederick,usurpatore del ducato di suo fratello maggiore,e Orlando,il figlio più giovane di Sir Rowland de Bois nemico del duca,maltrattato crudelmente dal fratello maggiore Oliver. Gran parte dell’azione di svolge nella foresta di Arden dove Orlando e Rosalind travestita da ragazzo dal nome di Ganimede si rifugiano,l’uno a insaputa dell’altra,per sfuggire alla persecuzione dell’insidiosa politica della corte.La foresta acquista allora tutte le caratteristiche del microcosmo pastorale e il gioco della finzione si fa sempre più vortigginoso.

Altra donna di rilievo è Viola protagonista di The Twelfth Night,or What You Will(La dodicesima notte o quello che volete,1601) che riesce ad ottenere il suo amato duca Orsino accettando docilmente di indossare gli abiti di un paggio.

Nel Folio del 1623 Measure for Measure(Misura per Misura,1604) è catalogata insieme alle commedie,ma l’atmosfera fosca e chiusa della vicenda le ha guadagnato il titolo di dark comedy(commedia cupa) o di problem play(dramma problematico) insiema a All’s Well That Ends Well(Tutto è bene quel che finisce bene,1604) e Troilus and Cressida(Troilo e Cressida,1602).Benchè di lati oscuri non manchino anche le commedie più evidentemente luminose,è innegabile che Measure for Measure presenti una delle situazioni emotive più conturbanti dei drammi shakespeariani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gusto per il sensazionalismo e la competizione con Marlowe diventa sempre più forte nei primi drammi storici,la cosidetta prima teatralogia composta dalle tre parti di Henry VI(Enrico VI 1588-1591) e Richard III(Riccardo III 1592). Con l’intenzione di ricostruire la trama dinastica che si era dipanata fino al presente,Shakespeare rielabora liberamente una notevole quantità di materiale storico derivato dalla Chronicles inglesi e mette in scena con creatività e immaginazione i conflitti nobiliari del Quattrocento che avevano forgiato la storia politica dell’Inghilterra.La storia è mostrata come una serie di eventi efferati e confusi,su cui non veglia nessun confortante sguardo dall’alto.I personaggi che si stagliano sulle affollate scene della guerra delle Due Rose sembrano emergere dall’essenza distillata del male;e di contro al debole e pacifico re Enrico VI,vittima di complotti e tradimenti,prende rilievo la figura della moglie,la regina Margherita protagonista delle scene più spietate di Henry VI. Le cuente lotte civili tra la casa di York e la casa di Lancaster partoriranno quasi per naturale conseguenza la mostruosità deforme di Riccardo III,protagonista dell’omonimo history play Richard III.Figura dominante di un history play più compatto stilisticamente e strutturalmente dei precedenti,il gobbo Riccardo,duca di Gloucester,figlio della duchessa di York,si fa strada sanguinosamente verso la Corona tramando e uccidendo chiunque si frapponga sulla sua strada.Il ritratto di tale profonda malignità non corrisponde alla realtà storica. Shakespeare sembra avere seguito come fonte principale The History of Richard III di Thomas More e le Cronicles di Raphael Holinshed dove a liberare il regno del male interviene Enrico conte di Richmond,futuro Enrico VII. Quest’ultimo nello sposare la figlia di Edoardo IV e riunendo così le due case di Lancaster e York,fondava trionfalmente la dinastia Tudor(1485).L’intenzione patriottica e celebrativa di tale interpretazione della storia è fedelmente ripresa da Shakespeare. E tuttavia è Riccardo,sarcastico e insondabile rappresentante della sostanziale brutalità del potere,il vero centro emotivo della tragedia.

scena tratta dall'history play Richard II
scena tratta dall’history play Richard II

Se Richard III mette in scena l’energia diabolica del potere,Richard II(Riccardo II,1595) dà invece inizio a una meditazione sulla legittimità della monarchia che seguirà con la cosidetta seconda tratralogia di cui fanno parte King John(Re Giovanni,1596) ,le due parti di Henry IV,Henry V e il più tardo All is True o Henry VIII(E’ tutto vero o Enrico VIII,1616). Riprendendo la storia dello sfortunato re Riccardo II,Shakespeare ritorna indietro nel tempo,all’apparente ricerca dell’origine di quella catena di eventi efferati che condurranno alla guerra delle Due Rose e alla sua finale espiazione con l’unione delle due casate di York e Lancaster per opera di Enrico VII. Il peccato originale Shakespeare sembra volerlo trovare nell’usurpazione del trono e nella deposizione e uccisione del re Riccardo II da parte di Harry Bolingbroke,futuro Enrico IV. Un atto sacrilego perchè sacra veniva ritenuta la corona e sacro il corpo del re investito direttamente da Dio per governare sulla terra. Al centro del dramma però c’è la natura angosciata di un re complesso e diviso,inizialmente descritto come irresponsabilmente inadeguato alla conduzione del regno. Non è sulle cause della perdita della corona,tuttavia,che si concentra Shakespeare,ma sull’effetto che essa produce sulla identità di Riccardo spogliato della sua regalità e ridotto da corpo sacro a corpo naturale.A Bolingbroke usurpatore ambizioso ed energico come la storia che avanza,Shakespeare assegna una parte secondaria nell’history play su Riccardo II,ma al Bolingbroke divenuto Enrico Iv dedica due interi drammi storici. Le due parti di Henry IV(Enrico IV,1596-97) proseguono una riflessione sulla legittimità della corona. Questa volta si tratta però di indagare nella formazione di un futuro re ed infatti protagonista dei due drammi non è tanto il re che dà loro il titolo,quanto il principe Hal,futuro Enrico V,il primo re-mito della nazione inglese.Certo l’azione principale è occupata dalla storia dei potenti ma la Storia con la lettera maiuscola è affiancata e parodiata dalla storia di Hal e dei suoi amici. E’ questo contrappunto tra basso e alto,epico e comico che ha reso le due parti di Henry IV giustamente famose. Nella scena finale dell’history play,il principe obbedisce al padre nella richiesta,sul letto di morte,di assumere il comando della nazione abbandonando i suoi amici e lo spirito autoritario che essi rappresentano assicurando così l’unità dinastica e l’ordine della monarchia.

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scena tratta dall'history play Henry V

HenryV (Enrico V,1599)conclude trionfalmente il ciclo dedicato alla formazione del principe:il re-eroe della nazione è infine maturato liberandosi della parti più basse di sè e del corpo sociale. Terminate le contese e le ribellioni interne,l’Inghilterra unita dalla figura ora carismatica di Enrico “the star of England”,si accinge a consacrare il suo trionfo nazionale in terra straniera con la famosa battaglia di Agincourt(1415) da cui l’Inghilterra uscì miracolosamente vittoriosa contro la Francia. Abbattute tutte le divisioni interne e ogni elemento di turbamento,l’Inghilterra si presenta nella efficace retorica del dramma come nazione unita ed eroica. Ma gli interessi del re sono fatti coincidere con quelli del suo popolo fino a un certo punto. Il dilemma sulla giustezza delle guerra emerge costantemente nel dramma ma nonostante dubbi e perplessità Enrico riesce a trascinare il suo esercito con l’ardore delle sue parole e l’esuberanza fisica del soldato alla vittoria finale con una perdita minima di vite inglesi.Un miracolo che non fa che confermare il destino eletto della nazione.

 

 

una ricostruzione del celebre teatro Globe di W.Shakespeare
una ricostruzione del celebre teatro Globe di W.Shakespeare

I drammaturghi elisabettiani e soprattutto Shakespeare scrivevano per le circostanze immediate della rappresentazione,per l’applauso del pubblico,non per la stampa. “L’applauso,la delizia,la meraviglia del nostro tempo” dirà di lui Ben Jonson.Quindi Shakespeare morì nel 1616 senza preoccuparsi della pubblicazione delle sue opere.Tuttavia due attori della compagnia di Shakespeare,John Heminges e Henry Condell,pubblicarono con attenzione le sue opere nel famoso First Folio.Questo elegante libro dedicato ai conti di Pembroke e Montgomery e indirizzato alla great variety of readers(grande varietà di lettori) contiene tutti i drammi di Shakespeare ad eccezione di Pericles e The Two Noble Kinsmen. Dei 36 drammi pubblicati nell’in folio,18 erano già apparsi durante la vita di Shakespeare in edizioni in quarto,più economici degli in folio,i cui fogli erano piegati due volte e formavano quattro pagine con otto facciate. La datazione è spesso incerta ma un esercito di filologi ed esegeti ha negli anni costruito con certosina meticolosità prove esterne ed interne che hanno reso possibile seguire la parabola della produzione shakespeariana. La carriera di Shakespeare si svolse in un arco di tempo sufficientemente lungo da comprendere un verosimile,ancorchè accidentato percorso esistenziale e intellettuale. Attraversarlo seguendo le indicazione dei critici e degli storici sulle date e sui generi,anche laddove sarebbe legittimo il beneficio del dubbio, è il modo più saggio per affrontare una produzione così vasta e varia.

Oggi,dopo numerosi studi e dibattiti,le opere attribuite a Shakespeare si possono generalmente classificare nel seguente modo:

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William Shakespeare nacque a Stradford upon Avon il 23 aprile del 1564,lo stesso anno di Marlowe. La vita di Shakespeare appare piuttosto tarnquilla,forse scolorita,di fronte a quella emozionante e imprudente del suo coetaneo così come la sua vita privata di cui gli archivi inglesi ci hanno lasciato solo qualche traccia. Sappiamo che suo padre,John Shakespeare,fu eletto sindaco di Stradfrod nel 1567 e che fu con tutta probabilità cattolico. Frequentò la Grammar School di Stradfrod e nel 1582 sposò Anne Hathaway di otto anni più vecchia e da lei ebbe otto figli. Sappiamo ancora che,come molti giovani ambiziosi del suo tempo,lasciò la sua cittadina natale per cercare fortuna a Londra.La prima testimonianza della sua vita londinese,attesta il suo immediato successo.Scrisse un pamphlet “A Groatsworth of Wit”(Quattro soldi di arguzia) che scatenò immediatamente l’ invidia degli altri scrittori e soprattutto di Green che lo definì “una cornacchia venuta dal nulla,abbellita con le nostre piume”.L’invidia nacque dall’immediata popolarità di Shakespeare e dal fatto che Greene era ben consapevole che non sarebbe  mai riuscito ad avere in tutta la sua vita,la popolarità che Shakespeare aveva conquistato in pochi mesi.

Nei primi passi della sua carriera Shakespeare lavorò come attore e dal 1594 cominciò a scrivere stabilmente per la compagnia dei Lord Chamberlain’s Men che cambiò nome dal 1603 in King’s Men.Per queste compagnie Shakespeare scrisse almeno due drammi all’anno e insieme ai Lord Chamberlain’s Men raccolse un capitale sufficiente per costruire nel 1599 un nuovo teatro a sud del Tamigi,il bellissimo Globe.Una saggia conduzione del suo talento e il buon investimento dei profitti ricavati dalla sua attività di drammaturgo,di attore e di azionista della sua compagnia gli permisero di acquistare una casa a Stradford-upon-Avon dal nome di New Place,dove finì i suoi giorni il 23 aprile del 1616,all’età di 52 anni.

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tomba di Shakespeare